Ogni italiano consuma in media 215 uova all’anno: questa cifra include sia quelle mangiate in casa sia quelle usate dall’industria alimentare, che copre il 40% del totale (questo dato riguarda le uova che si trovano in lavorazioni industriali come biscotti, merendine, torte e altro). Una famiglia di tre persone, quindi, in media si ritrova a consumare solitamente 7-8 uova a settimana, tra quelle cucinate direttamente e quelle consumate perché presenti in altri prodotti acquistati.
Qualità delle uova: i tipi di allevamento
La scelta delle uova può essere complessa, poiché sugli scaffali troviamo molte varietà. In passato, il prezzo era determinato principalmente dalla dimensione delle uova. Oggi, invece, è il tipo di allevamento a essere messo in risalto: in gabbia (codice 3), a terra (2), all’aperto (1) e biologiche (0). Inoltre, molte uova presentano certificazioni legate alla sostenibilità, all’assenza di OGM e all’uso ridotto di antibiotici, aspetti che possono influire sul prezzo. C’è molta attenzione al benessere animale e alla qualità dei prodotti: uova prodotte in un ambiente in cui c’è maggiore rispetto dell’animale hanno costi più alti.
I consumatori: ricerca di una maggiore qualità delle uova
Secondo le rilevazioni dell’Ismea (l’Istituto di servizi per il mercato agricolo alimentare), nel 2023 la spesa per le uova in Italia è aumentata del 14,1% e anche il consumo pro capite ha visto un incremento, arrivando a 215 uova per persona all’anno, pari a oltre 13,6 kg. Questo segna un aumento del 4,5% rispetto al 2022. Le vendite di uova da galline in gabbia continuano a diminuire, con un calo dell’8,5% nel primo semestre del 2024.
Al contrario, le uova biologiche hanno visto un incremento del 14% e quelle da galline allevate a terra sono aumentate del 24%. Le vendite di uova all’aperto hanno anche registrato un aumento, ma con un incremento più contenuto, pari al 5%. Questo trend riflette un cambiamento nelle preferenze dei consumatori verso opzioni più sostenibili e rispettose del benessere animale.
Qualità delle uova e allevamento: qualche dato
Le galline allevate in gabbia vivono su pavimenti a griglia, con uno spazio minimo di 750 cm² ciascuna, circa la dimensione di un foglio A4. Le gabbie sono dotate di strutture come posatoi per permettere comportamenti naturali, ma questo rimane comunque il sistema di allevamento meno rispettoso del benessere animale. Questo metodo rappresenta circa il 65% del settore in Italia ed è considerato problematico per la salute e la qualità di vita delle galline.
Allevamento a terra, all’aperto e biologico
Le galline allevate a terra vivono in capannoni con una densità massima di 9 galline per metro quadro, consentendo loro di muoversi liberamente e esprimere comportamenti naturali. Le galline allevate all’aperto hanno anche accesso a spazi esterni di almeno 4 m² ciascuna. Gli allevamenti biologici offrono condizioni migliori, con una densità massima di 6 galline per metro quadro, e il mangime è biologico. Entrambi i sistemi permettono alle galline di uscire all’aperto e raccogliere insetti e vermi nell’erba, favorendo il loro benessere.
I prezzi e la qualità delle uova
Nei supermercati, il prezzo delle uova varia in base al tipo di allevamento: quelle più economiche (gabbia) costano tra 0,12 e 0,20 € per pezzo, mentre quelle da galline allevate a terra oscillano tra 0,25 e 0,30 €, quelle all’aperto tra 0,30 e 0,35 €, e le biologiche tra 0,35 e 0,40 €. Sebbene le uova in gabbia siano più economiche da produrre e destinate principalmente all’industria, il prezzo di vendita dipende da diversi fattori, incluse le politiche delle catene di supermercati.
Le strategie delle aziende riguardo a qualità delle uova e benessere animale
Alcune aziende hanno operato delle scelte in merito al benessere animale per rendere la loro produzione di uova più rispettosa e attrarre, quindi, un maggior numero di consumatori. Chi consuma uova ha sempre più a cuore il rispetto dell’animale: ecco un elenco di pratiche che sono state adottate dalle aziende avicole per rendere i loro prodotti più “etici”.
- Non debeccare più le galline
Alcune aziende hanno deciso di non tagliare più il becco alle galline: questa pratica, ancora molto diffusa, consiste nel tagliare la parte appuntita del becco delle galline per evitare che possano ferirsi a vicenda o ferirsi da sole. Negli allevamenti in cui le galline devono condividere spazi ridotti, può infatti capitare che aumenti la conflittualità tra gli animali e i becchi appuntiti sono un’arma molto pericolosa. Per far fronte a questo problema queste aziende hanno iniziato a rendere più adeguati gli spazi in cui devono vivere le galline, fornendo loro materiali come paglia da poter beccare.
L’aspetto del taglio del becco è molto importante ma ancora sottovalutato: molti consumatori preferiscono indirizzarsi verso uova di galline a cui non sono state somministrate medicine, senza considerare che può essere veramente difficile gestire un allevamento senza l’uso dei medicinali, dal momento che la vicinanza tra gli animali costituisce, spesso, un problema per le infezioni.
2. Destinare alle grandi industrie le uova da allevamento in gabbia
Dal momento che i consumatori preferiscono uova di galline allevate all’aperto o in modo biologico, alcune aziende hanno deciso di destinare le uova delle galline allevate in gabbia alla vendita alle aziende, per le preparazioni industriali. Sebbene l’allevamento in gabbia rappresenti una delle soluzioni più sicure per quanto riguarda il controllo della salute e la pulizia, il marketing e i consumatori sembrano andare in una direzione totalmente diversa.
3. Lavorare con aziende agricole più piccole
Ci sono aziende agricole che hanno deciso di lavorare creando una rete con allevamenti piccoli e medi a gestione familiare, nei quali sia comunque garantita la massima tracciabilità. Gli allevamenti più piccoli sono quelli in cui solitamente c’è molta attenzione alle materie prime e, di conseguenza, la qualità dei prodotti ne beneficia.
4. I pulcini maschi
L’aspetto che riguarda il trattamento dei pulcini maschi è cruciale. I consumatori sono disposti a pagare maggiormente prodotti il più possibile cruelty-free: in molti allevamenti, invece, i pulcini maschi vengono eliminati subito dopo la nascita in quanto hanno necessità di tempi maggiori per crescere e la loro carne è meno tenera e gustosa. Per evitare questa pratica, molte aziende hanno messo punto dei sistemi per individuare il sesso del pulcino ancora prima della nascita, quando è ancora allo stato embrionale.
Fare nascere e allevare migliaia di galletti non sarebbe, infatti, redditizio per gli allevamenti: i consumatori non possiedono più le competenze e le tecniche di cottura del passato, preferiscono carne più semplice da cuocere e la carne di galletto non è un prodotto di semplice consumo.
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